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Analisi Forense Chat WhatsApp come prova legale

Acquisizione Forense Certificata di una Chat WhatsApp

Vi presentiamo il nostro servizio di Analisi Forense chat Whatsapp con valore legale. Eseguiamo perizie e consulenze tecniche su smartphone per dare valore legale alle chat WhatsApp. Data la popolarità di questa applicazione ed il numero di audio inviati tramite essa, è possibile presentare reclami su ricatti, minacce e diffamazione conferendo valore legale alle conversazioni su WhatsApp. Basti pensare che nei procedimenti giudiziari il 60% delle prove sono email e ben il 35% sono chat di whatsapp.

Analisi Forense chat WhatsApp come prova legale
Analisi Forense chat WhatsApp come prova legale

Desideri conferire valore legale ai tuoi testi, foto e audio su whatsapp ?

Le due modalità con le quali procedere per CERTIFICARE UNA CHAT WHATSAPP:

  1. Analisi Forense Classica per acquisire tutte le chat di un dispositivo
  2. Copia Autentica da Remoto per acquisire singole chat

1) ANALISI FORENSE CLASSICA DEL DISPOSITIVO

Effettuando un’analisi forense classica con il dispositivo da inviare ai nostri laboratori qualora la necessità fosse di acquisire tutte le chat con ogni contatto. I costi sono logicamente più alti ma si ha il vantaggio di certificare tutte le conversazioni del dispositivo in un lavoro unico.

Per procedere con l’analisi forense di tutto il dispositivo è sufficiente richiedere un preventivo per inviare il telefono ai nostri laboratori tramite questo modulo [ click qui ] 

Sono previste due modalità operative per il recupero dati e certificazione forense:

  1. Estrazione forense dei dati dal dispositivo o copia forense semplice
  2. Copia Forense con Relazione Tecnica accompagnatoria con valore legale per la presentazione di una prova in tribunale

a. Estrazione forense dei dati dal dispositivo o copia forense semplice :

  1. Tempistica: 1-2 gg lavorativi dalla ricezione del dispositivo tramite corriere o Fermo Posta (spese a carico del cliente)
  2. Acquisizione forense dei dati presenti nel dispositivo.
  3. Estrazione file multimediali memorizzati (immagini, audio, video)
  4. Creazione dei seguenti report di estrazione :
  • Informazioni sul dispositivo
  • Chiamate ricevute ed effettuate
  • WhatsApp Messenger
  • Telegram
  • SMS
  • Contatti
  • Calendario
  • Note
  • Log del dispositivo
  • Cartelle
  • Cronologia d’uso
  • Wi-Fi
  • Email
  • Cronologia di navigazione
  • Account Cloud sincronizzati (Google Drive, iCloud, Dropbox)
  • Possibile trascrizione dei messaggi audio memorizzati (costo 10,00€/min)

b. Copia Forense accompagnata da Relazione Tecnica con valore legale per la presentazione di una prova in tribunale : 

  • Copia forense del dispositivo come indicato al punto a)
  • Relazione Tecnica accompagnatoria con valore legale attestante le procedure forensi messe in atto durante l’estrazione
  • Analisi e contestualizzazione delle evidenze rilevate
  • Possibile trascrizione dei messaggi audio memorizzati 
  • Possibile asseverazione giurata in Tribunale 
  • Tempistica: 5 gg lavorativi dalla ricezione del dispositivo tramite corriere o Fermo Posta (spese a carico del cliente)

2) COPIA AUTENTICA DA REMOTO PER ACQUISIRE  SINGOLE CHAT

Procedendo alla certificazione da remoto con valore legale anche di una sola chat whatsapp ( se dovessimo ad esempio certificare solo i messaggi con una persona e non tutte le chat del dispositivo ) senza inviare il dispositivo ai nostri laboratori, connettendoci online per autorizzare l’accesso alla vostra versione whatsapp web. Soluzione molto più economica e veloce ma indicata solo per certificare poche conversazioni. Per la autenticazione di alcune chat whatsapp da remoto [ click qui ]

Gli utilizzi dell’acquisizione forense certificata :

  • Conferire valore legale a tutti i contenuti della chat whatsapp;
  • Verificare l’utilizzo del controllo remoto whatsapp web forensics ai fini di spionaggio e monitoraggio delle chat;
  • Analizzare i file di log di Whatsapp al fine di ricostruire l’attività dell’utente;
  • Documentare atti con finalità di produzione in giudizio, deposito in fascicolo processuale, predisposizione di allegato a denuncia/querela in processi penali o richiesta di risarcimento in ambito civile o denuncia per diffamazione ;
  • Verificare e attestare un alibi informatico;
  • Certificare lo stato  Whatsapp di un utente, con eventuale testo, foto, video pubblicati sul profilo di un utente;
  • Raccogliere e acquisire prove a uso legale in Tribunale in cause penali o civili per stalking, calunnia, ingiuria, diffamazione …
  • Recuperare dati e chat cancellate da Whatsapp su cellulari e smartphone per fini legali

Compilate il modulo ANALISI FORENSE per conferire valore legale certificato ad una chat o sms

Cosa dice la legge ? WhatsApp come prova legale

La Cassazione aveva già riconosciuto pieno valore probatorio per gli SMS e per le immagini contenute negli MMS, ritenute “elementi di prova” integrabili con altri elementi anche in caso di contestazione (Cass. Civ. 11/5/05 n. 9884), chiarendo peraltro che in caso di disconoscimento della “fedeltà” del documento all’originale, rientrerebbe nei poteri del Giudice accertare la conformità all’originale anche attraverso altri mezzi di prova, comprese le presunzioni (Cass. 26/01/2000 n. 866, ex multis). Allo stesso modo, tali disposizioni normative sono state invocate con riguardo ai messaggi WhatsApp ai quali peraltro, costituendo documenti informatici (ormai equiparati ai documenti tradizionali ai sensi della L. 40/08) a tutti gli effetti, si applicano tutte le norme in materia presenti nel nostro ordinamento.

Usi WhatsApp ? Tutto quello che invii e ricevi diventa legale come una raccomandata con ricevuta di ritorno. Ecco cosa accade oggi utilizzando WhatsApp come prova legale, ovvero quando il messaggio ha ottenuto la DOPPIA SPUNTA DI COLORE BLU.

Nello specifico, i tre diversi tipi di spunte WhatsApp hanno questo significato:

Una spunta verde/grigia -> indica che il messaggio è stato inviato correttamente (ma non ricevuto).
Due spunte verdi/grigie -> indicano che il messaggio è stato ricevuto dal destinatario (ma non letto).
Due spunte blu -> indicano che il messaggio è stato letto. E’ il cosiddetto “doppio controllo” (o double check, in inglese) che segnala la conferma di avvenuta lettura.

WHATSAPP COME PROVA LEGALE  :

  1. E’ AMMESSO COMUNICARE IL LICENZIAMENTO TRAMITE WHATSAPP

il Tribunale di Catania (Sez. lavoro Ordinanza, 27.06.2017) ha ritenuto che il licenziamento comunicato al lavoratore tramite WhatsApp assolva l’onere della forma scritta trattandosi di un documento informatico che, grazie al sistema delle doppie spunte (grigie quando il messaggio viene consegnato e blu quando viene letto) dà un riscontro completo della data e dell’ora di ricezione e lettura.

  1. E’ POSSIBILE COMUNICARE L’ASSENZA PER MALATTIA TRAMITE WHATSAPP

Il lavoratore può informare il datore dell’assenza per malattia con un messaggio WhatsaApp, trattandosi di una modalità il cui invio diventa più efficiente di una raccomandata a/r perché la “doppia spunta” grigia e blu dà informazioni immediate su data e ora di consegna e lettura (Tribunale di Roma, sentenza n. 8802/2017)

  1. SI PUO’ ESSERE LINCENZIATI PER UN MESSAGGIO WHATSAPP CONTRO IL DATORE DI LAVORO

Sempre in tema di licenziamento, il Tribunale di Milano (Sez. lavoro sentenza, 30.05.2017) ha ritenuto che fosse giusta causa di licenziamento la creazione di un gruppo WhatsApp utilizzato per denigrare il datore di lavoro, così sminuendo l’autorevolezza e il potere esercitato dallo stesso nei confronti degli altri colleghi.

  1. E’ CONSENTITO DIMOSTRARE ATTIVITA’ DI LAVORO SUBORDINATO TRAMITE WHATSAPP

I messaggi inviati tramite WhatsApp, contenenti anche fotografie, possono contribuire a dimostrare l’attività di lavoro subordinato, trattandosi di prove documentali che, insieme alle testimonianze, provano l’attività svolta come dipendente (Tribunale di Torino, sentenza n. 55/2018).

  1. E’ POSSIBILE OTTENERE LA CONDANNA AD UN PAGAMENTO DOVUTO PER UN MESSAGGIO DI CONFERMA SU WHATSAPP

I messaggi di WhatsApp legittimamente prodotti in giudizio, sono stati utilizzati per ottenere la condanna di una donna al pagamento delle somme di denaro di cui, in detti messaggi, riconosceva essere debitrice (Tribunale di Ravenna, sentenza n. 231/2017). In altre parole, alla luce della sentenza citata, il messaggio inviato in una chat di WhatsApp con il quale si afferma di avere un debito nei confronti del destinatario equivale ad un riconoscimento del debito stesso ex art 634 c.p.c.

  1. E’ PERSEGUIBILE IL REATO DI DIFFAMAZIONE PER UN COMMENTO FATTO SU UN GRUPPO DI WHATSAPP

Il Reato di Diffamazione si intende nel momento in cui l’offesa viene comunicata ad almeno due persone ( quindi un gruppo di whatsapp e non una chat privata ) ed è offensiva dell’altrui reputazione che si intende come onore e decoro di una persona, circa l’opinione degli altri. Per offesa alla reputazione si intende anche l’attribuzione di un fatto illecito quando questo viene identificato come riprovevole dalla comunità, in base a principi condivisi: si ricorda l’insulto alla professionalità, ai difetti fisici o per esempio l’attribuzione di appellativi come “ladro” ad una persona, anche qualora fosse condannata per furto.

  1. SI RISCHIANO SANZIONI PER LA PUBBLICAZIONE SU GRUPPI WHATSAPP DELLE IMMAGINI DEI PROPRI FIGLI MINORI

l Tribunale di Mantova Tribunale di Mantova, 19 settembre 2017) ha recentemente affermato la necessità del consenso di entrambi i genitori (o meglio: che non sussista l’opposizione di uno di essi) per la pubblicazione delle immagini dei figli minori su WhatsApp.

  1. SI COMMETTE REATO SE SI PUBBLICANO FOTO ALTRUI SU GRUPPI WHATSAPP SENZA IL CONSENSO DEGLI INTERESSATI

Se un privato pubblica un’immagine altrui senza aver ottenuto il consenso di chi vi è ritratto commette un illecito civile e l’interessato può chiedere al Tribunale di ordinare all’autore della pubblicazione o al gestore dello spazio online la rimozione immediata delle immagini o dei video. Se la pubblicazione delle immagini ha provocato un danno, anche morale, a chi vi è ritratto, questi può chiedere il risarcimento. Il risarcimento e la rimozione possono essere richiesti anche dai genitori, dal coniuge o dai figli della persona ritratta.

  1. E’ REATO DI STALKING SE SI MANDANO TROPPI MESSAGGI SU WHATSAPP AD UNA PERSONA

Il reato di stalking (dall’inglese to stalk, letteralmente “fare la posta”) è entrato a far parte dell’ordinamento penale italiano mediante il d.l. n. 11/2009 (convertito dalla l. n. 38/2009) che ha introdotto all’art. 612-bis c.p., il reato di “atti persecutori”, il quale punisce chiunque “con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”. Recentemente il reato di stalking su whatsapp è stato ridimensionato per il fatto che un utente può effettuare il blocco dei messaggi in modo molto più semplice e veloce di un sms.

Sentenze della cassazione 

Penale Sent. Sez. 2 Num. 14534 Anno 2021

Quanto alla acquisizione dei messaggi “whatsapp” e “messanger”, è vero che, secondo un orientamento, è legittimo il provvedimento con cui il giudice di merito rigetta l’istanza di acquisizione della trascrizione di conversazioni, effettuate via ‘wathsapp’ e registrate da uno degli interlocutori, in quanto, pur concretandosi essa nella memorizzazione di un fatto storico, costituente prova documentale, ex art. 234 cod. proc. pen., la sua utilizzabilità è, tuttavia, condizionata all’acquisizione del supporto telematico o figurativo contenente la relativa registrazione, al fine di verificare l’affidabilità, la provenienza e l’attendibilità del contenuto di dette conversazioni (cfr., Cass. Pen., 5, 19.6.2017
n. 49.016, N.).

E, tuttavia, l’orientamento prevalente, che il collegio ritiene preferibile, è quello secondo cui i messaggi “WhatsApp” e gli “SMS” conservati nella memoria di un telefono cellulare sottoposto a sequestro hanno natura di documenti ai sensi dell’art. 234 cod. proc. pen., sicché la loro acquisizione non costituisce attività di intercettazione disciplinata dagli artt. 266 e ss. cod. proc. pen., atteso che quest’ultima esige la captazione di un flusso di comunicazioni in atto ed è, pertanto, attività diversa dall’acquisizione “ex post” del dato conservato nella memoria dell’apparecchio telefonico che documenta flussi già avvenuti (cfr., Cass. Pen., 5, 21.11.2017 n. 1.822, Parodi; cfr., Cass. Pen., 1, 20.2.2019 n.
21.731 )

Penale Sent. Sez. 1 Num. 461 Anno 2021

Costituisce, invero, principio acquisito, nella giurisprudenza di questa Corte, che i messaggi Whatsapp e gli sms conservati nella memoria di un telefono cellulare hanno natura di documenti ai sensi dell’art.. 234 cod.proc.pen., sicché è legittima la loro acquisizione mediante mera riproduzione fotografica, non trovando applicazione la disciplina delle intercettazioni, posto che nel caso di acquisizione di messaggi conservati nella memoria del cellulare non si è in presenza della captazione di un flusso di comunicazioni in corso, bensì della documentazione ex post di detti flussi (ex plurimis Sez. 6 n. 1822 del 12/11/2019, dep. 17/01/2020, Rv. 278124).

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