Un approccio tecnico e probatorio per la valutazione del rischio reale e la definizione di strategie di tutela legale.
L’analisi forense psicologica rappresenta un’attività tecnico-specialistica di elevata complessità, volta a comprendere in profondità la natura, la gravità e l’intenzionalità reale di una minaccia, delineando un profilo psico-comportamentale scientificamente fondato del suo autore. Questa disciplina si colloca all’intersezione tra psicologia investigativa, criminologia e scienze forensi digitali, offrendo un contributo determinante nella valutazione del rischio personale e nella costruzione di strategie difensive efficaci.
Attraverso un approccio multidisciplinare rigoroso basato su linguistica forense, psicologia comportamentale, analisi del discorso e metodologie validate di risk assessment, è possibile valutare con precisione l’effettiva pericolosità di una comunicazione e quantificare il rischio concreto di passaggio all’atto. L’analisi non si limita a una valutazione superficiale del contenuto manifesto, ma indaga gli aspetti latenti della comunicazione, i pattern ricorrenti, gli elementi psicopatologici e i fattori di rischio dinamici che possono evolvere nel tempo.
Nel contesto odierno, caratterizzato da una crescente diffusione di minacce digitali, stalking online, cyberbullismo e forme sofisticate di intimidazione attraverso canali social e messaggistica istantanea, l’analisi forense psicologica assume un ruolo cruciale. Le comunicazioni ostili, siano esse veicolate tramite email, chat, social media o messaggi diretti, lasciano tracce digitali analizzabili che, se esaminate con metodologie scientifiche appropriate, possono rivelare informazioni fondamentali sul profilo dell’autore, sulle sue reali intenzioni e sul livello di pericolosità effettivo.
La metodologia applicata integra tecniche di profilazione psicologica mutuate dalla psicologia investigativa, strumenti di analisi linguistica computazionale, modelli predittivi di valutazione del rischio di violenza (come il SARA, DVR, PCL-R adattati al contesto digitale) e framework di threat assessment utilizzati da agenzie di sicurezza internazionali. Questo approccio consente di trasformare elementi soggettivi e comunicazioni apparentemente ambigue in dati oggettivi e quantificabili, producendo una valutazione tecnica con pieno valore probatorio.
L’obiettivo finale dell’analisi forense psicologica è fornire alle vittime, ai loro legali e alle autorità competenti uno strumento scientifico di comprensione e prevenzione, capace di distinguere le minacce strumentali e dimostrative da quelle genuine e potenzialmente lesive, supportando decisioni informate in merito alle misure cautelari, alle denunce e alle strategie di protezione personale da adottare.
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Il processo di analisi forense psicologica si articola attraverso una sequenza metodologica rigorosa e standardizzata, che garantisce la validità scientifica e la replicabilità dei risultati. Ogni fase è documentata con precisione per assicurare la tracciabilità del processo analitico e la sua utilizzabilità in sede legale.
1. Analisi linguistica forense approfondita
Questa fase costituisce il fondamento dell’intera analisi e si concentra sullo studio sistematico dei pattern lessicali, morfosintattici e pragmatici presenti nelle comunicazioni oggetto di esame. Vengono analizzati con attenzione particolare: il registro linguistico utilizzato (formale, informale, dialettale, gergale), la ricchezza o povertà lessicale, la presenza di errori ortografici o grammaticali (che possono essere indicativi del livello culturale o di uno stato di alterazione emotiva), la struttura sintattica delle frasi (semplice o complessa, paratattica o ipotattica), l’uso di figure retoriche, metafore o simbolismi.
L’analisi linguistica forense permette inoltre di determinare l’origine geografica e socio-culturale del mittente attraverso l’identificazione di regionalismi, idioletti o marcatori linguistici specifici. Vengono valutati il grado di consapevolezza e controllo nella comunicazione, lo stato emotivo prevalente (rabbia, frustrazione, disperazione, fredda determinazione) e la presenza di indicatori di intossicazione da sostanze o alterazioni psichiche. La comparazione con comunicazioni precedenti dello stesso autore può rivelare evoluzioni significative nel tono, nell’intensità emotiva e nel contenuto delle minacce, segnalando possibili escalation.
2. Analisi del contenuto della minaccia e classificazione tipologica
In questa fase viene condotta una valutazione dettagliata della tipologia di minaccia, distinguendo tra minacce dirette ed esplicite (che manifestano apertamente l’intenzione di nuocere), minacce velate o implicite (che suggeriscono conseguenze negative in modo indiretto), minacce condizionali (legate al verificarsi o meno di determinate condizioni) e minacce vaghe o aspecifiche. Viene analizzata la frequenza delle comunicazioni minacciose, documentando eventuali pattern di invio (orari ricorrenti, giorni specifici, correlazione con eventi particolari).
Particolare attenzione viene dedicata all’identificazione di fenomeni di escalation, ovvero l’intensificazione progressiva del contenuto minaccioso, della violenza verbale o della specificità dei dettagli. Quest’ultimo aspetto è cruciale: minacce che includono dettagli specifici e concreti (riferimenti a luoghi precisi, orari, modalità operative, informazioni personali della vittima) rappresentano generalmente un indicatore di rischio più elevato, in quanto denotano raccolta di informazioni, pianificazione e possibile intento di attuazione. Vengono inoltre catalogati i temi ricorrenti, le richieste esplicite o implicite e gli obiettivi dichiarati o desumibili dalle comunicazioni.
3. Valutazione psico-dinamica e identificazione di pattern comportamentali
Questa fase approfondisce gli aspetti psicologici e motivazionali sottostanti alle comunicazioni minacciose. Vengono individuati indicatori di impulsività (comunicazioni inviate senza apparente riflessione, immediatamente dopo eventi scatenanti) o, al contrario, segni di pianificazione e premeditazione (messaggi strutturati, temporalmente distanziati, con contenuti che dimostrano raccolta sistematica di informazioni). L’analisi ricerca la presenza di fissazione ideativa o ossessiva, caratterizzata da pensieri intrusivi e ricorrenti sulla vittima, che si manifesta attraverso riferimenti ripetitivi agli stessi temi, argomentazioni circolari e incapacità di distaccarsi dal soggetto della comunicazione.
Vengono identificati contenuti che possono rivelare disturbi psicopatologici quali ideazione paranoide, delirio persecutorio, fantasie di vendetta o ritorsione, senso di ingiustizia subita, rabbia cronica o disregolazione emotiva. L’analisi esplora le motivazioni psicologiche sottostanti, che possono includere: bisogno di controllo sulla vittima, vendetta per torti reali o percepiti, desiderio di intimidire per ottenere qualcosa, necessità di attenzione o riconoscimento, espressione di sofferenza psichica non gestita. La comprensione della dinamica psicologica è fondamentale per prevedere l’evoluzione del comportamento minaccioso e valutare la probabilità di azioni concrete.
4. Assessment del rischio reale mediante parametri scientifici
Questa fase rappresenta il cuore dell’analisi forense psicologica e si avvale di metodologie validate di risk assessment specificamente adattate al contesto delle minacce digitali. L’obiettivo primario è la distinzione netta tra minacce puramente intimidatorie o espressive (finalizzate a spaventare, manipolare o sfogare frustrazione senza reale intenzione di passare all’atto) e minacce strumentali o genuine, che riflettono un’effettiva intenzione lesiva e una predisposizione ad agire.
L’assessment si basa su parametri scientifici e comparativi derivati dalla letteratura internazionale sulla valutazione del rischio di violenza, tra cui: storia pregressa di comportamenti violenti o minacciosi dell’autore (quando identificabile o deducibile), presenza di fattori di rischio statici (caratteristiche demografiche, precedenti penali) e dinamici (uso di sostanze, isolamento sociale, eventi stressanti recenti), accesso a mezzi per attuare le minacce, presenza di vittimizzazione secondaria o di testimoni delle minacce, reazione della vittima e suo livello di preoccupazione soggettivo. Vengono inoltre considerati fattori protettivi che possono mitigare il rischio, quali il supporto sociale dell’autore, la presenza di relazioni significative, l’inserimento lavorativo o il trattamento psicologico in corso.
5. Scala di pericolosità e classificazione del livello di rischio
Al termine dell’assessment multifattoriale, viene attribuito un livello empirico di pericolosità secondo una scala standardizzata articolata in quattro categorie principali: rischio basso (minacce vaghe, poco specifiche, prive di escalation, con scarsi indicatori di intenzionalità reale), rischio medio (minacce più articolate, con alcuni elementi di specificità o pianificazione, ma ancora prevalentemente intimidatorie), rischio alto (minacce dettagliate, ripetute nel tempo, con evidenti segni di escalation, fissazione sulla vittima e presenza di multiple bandiere rosse comportamentali) e rischio critico (minacce accompagnate da comportamenti concreti di avvicinamento, raccolta sistematica di informazioni sulla vittima, perdita di inibizioni, comunicazione di intenti chiari e imminenti).
La classificazione si basa su una griglia di indicatori comportamentali e linguistici oggettivi, ciascuno pesato in base alla sua validità predittiva documentata in letteratura scientifica. Questa categorizzazione fornisce alle autorità, ai legali e alla vittima un quadro chiaro e immediatamente comprensibile del livello di allerta da mantenere e delle misure preventive proporzionate da adottare. È importante sottolineare che il livello di rischio non è statico ma può evolvere nel tempo, richiedendo in alcuni casi rivalutazioni periodiche.
6. Individuazione degli indicatori di passaggio all’atto
L’ultima fase analitica si concentra sull’identificazione di segnali predittivi critici che nella letteratura criminologica e psicologica forense sono stati associati a un elevato rischio di transizione dalla minaccia verbale all’azione violenta concreta. Tra questi indicatori figurano: la progressiva deumanizzazione della vittima (riferimenti alla persona come oggetto, uso di termini dispregiativi sistematici, negazione della sua dignità umana), la perdita di controllo emotivo con esplosioni di rabbia incontrollata, l’espressione di sentimenti di disperazione o “non avere nulla da perdere”, la comunicazione di un piano d’azione articolato con dettagli temporali e modalità specifiche.
Altri segnali significativi includono: il leakage (fuoriuscita involontaria di informazioni sui propri intenti attraverso comunicazioni con terzi), la ricerca attiva di informazioni sulla vittima o sui suoi spostamenti, tentativi di avvicinamento fisico documentati, acquisizione di mezzi potenzialmente lesivi (quando documentabile), improvvisi cambiamenti comportamentali come isolamento sociale accentuato o sistemazione di affari personali, e la cosiddetta “calma prima della tempesta”, caratterizzata da una cessazione improvvisa delle comunicazioni dopo una fase di intensa attività minacciosa. Il riconoscimento tempestivo di questi indicatori può essere determinante per prevenire eventi gravi e attivare misure di protezione urgenti.
Metodologie e strumenti avanzati di analisi
L’analisi forense psicologica si avvale di un arsenale di metodologie scientifiche e strumenti tecnologici all’avanguardia che garantiscono precisione, oggettività e validità dei risultati. Tra le tecniche applicate figurano:
Analisi del discorso e pragmatica linguistica: studio approfondito non solo di ciò che viene detto esplicitamente, ma anche delle implicature, dei sottintesi, delle violazioni delle massime conversazionali e degli atti linguistici performativi. Questa analisi rivela intenzioni comunicative non dichiarate e significati latenti.
Linguistica computazionale e text mining: utilizzo di algoritmi di elaborazione del linguaggio naturale (NLP) per analizzare grandi quantità di testo, identificare pattern ricorrenti, estrarre entità nominate, condurre sentiment analysis e rilevare anomalie linguistiche che potrebbero sfuggire all’analisi manuale.
Profilazione comportamentale: costruzione di un profilo psicologico dell’autore delle minacce basato su indicatori comportamentali desumibili dalle comunicazioni, comparato con profili noti di minacciatori e stalker per identificare pattern tipologici e predire possibili evoluzioni.
Analisi temporale e della frequenza: studio della distribuzione temporale delle comunicazioni minacciose, identificazione di cicli ricorrenti, correlazione con eventi esterni (festività, date significative, eventi pubblici legati alla vittima) che possono fungere da trigger per escalation comportamentali.
Network analysis e OSINT: quando applicabile e nel rispetto della normativa privacy, integrazione con tecniche di Open Source Intelligence per raccogliere informazioni pubblicamente disponibili sull’autore delle minacce, ricostruire il suo network sociale digitale e identificare possibili complici o enabler.
Output dell’analisi e deliverable tecnici
Il prodotto finale dell’analisi forense psicologica è una relazione tecnica esaustiva e rigorosamente strutturata, redatta secondo standard professionali e scientifici riconosciuti, che costituisce un documento con pieno valore probatorio utilizzabile in diversi contesti legali e investigativi.
La relazione tecnica conclusiva include in modo dettagliato:
- Una sezione introduttiva che descrive il contesto dell’incarico, il materiale analizzato (tipologia e quantità di comunicazioni esaminate), le metodologie applicate e i limiti dell’analisi;
 - Una valutazione sintetica ma completa del rischio con indicazione chiara del livello di pericolosità attribuito secondo la scala standardizzata, accompagnata da una spiegazione articolata dei fattori che hanno determinato tale classificazione;
 - Il profilo psicologico-comportamentale del mittente, costruito attraverso l’integrazione di tutti gli elementi emersi dall’analisi linguistica, contenutistica e psico-dinamica. Il profilo include ipotesi fondate su: caratteristiche di personalità, possibili disturbi psicopatologici, motivazioni sottostanti, livello culturale e socio-economico, dinamiche relazionali con la vittima;
 - Raccomandazioni operative concrete per la sicurezza personale o aziendale, calibrate sul livello di rischio identificato. Queste possono includere: misure di protezione fisica (modifiche alle routine quotidiane, sistemi di allarme, vigilanza privata), precauzioni digitali (modifica delle impostazioni privacy, monitoraggio degli accessi, documentazione sistematica di nuove minacce), strategie comunicative (se e come rispondere o interrompere ogni comunicazione con l’autore);
 - Indicazioni legali e cautelari dettagliate per la gestione ottimale della minaccia, inclusi suggerimenti su: tempistiche e modalità per la presentazione di denunce o querele, possibilità di richiedere misure cautelari (ammonimento del questore, ordini di protezione, divieti di avvicinamento), documentazione da conservare, ulteriori accertamenti investigativi consigliabili (es. identificazione dell’autore tramite analisi forensi digitali, acquisizione di ulteriori prove);
 - Una sezione allegata che include l’elenco completo del materiale analizzato, eventuali trascrizioni di comunicazioni vocali, copie autentiche adeguatamente autenticate di messaggi digitali, tabelle riassuntive di dati quantitativi (frequenza comunicazioni, analisi lessicale statistica), bibliografia scientifica di riferimento.
 
Il documento è redatto in un linguaggio tecnico ma accessibile, che bilancia il rigore scientifico con la comprensibilità per non specialisti, permettendo a magistrati, avvocati e alle stesse vittime di comprendere pienamente i risultati dell’analisi e le loro implicazioni pratiche.
Valore probatorio e conformità agli standard forensi
La relazione di analisi forense psicologica è redatta secondo criteri rigorosi che ne garantiscono la validità scientifica e l’ammissibilità in sede giudiziaria. La conformità agli standard internazionali di digital forensics e alle best practice di linguistica forense assicura che il documento possa resistere a eventuali contestazioni e venga riconosciuto come prova tecnica affidabile.
In particolare, la relazione è conforme a:
- Standard ISO/IEC 27037:2012 – Linee guida per l’identificazione, raccolta, acquisizione e preservazione delle prove digitali. Ogni comunicazione analizzata viene trattata come reperto digitale, con documentazione completa della chain of custody, utilizzo di hash crittografici per certificare l’integrità dei dati e procedure che garantiscono la non alterazione del materiale originale;
 - Linee guida di linguistica forense internazionale pubblicate da organizzazioni quali l’International Association of Forensic Linguists (IAFL) e recepite dalla comunità scientifica europea. Queste linee guida definiscono le metodologie appropriate per l’analisi linguistica a fini forensi, i limiti di affidabilità delle diverse tecniche e i requisiti di trasparenza metodologica;
 - Principi di Daubert e criteri di ammissibilità della prova scientifica: le metodologie applicate sono scientificamente testate, soggette a peer review, hanno tassi di errore conosciuti, sono generalmente accettate dalla comunità scientifica di riferimento e sono applicate con coerenza e rigore;
 - Normativa italiana sulla privacy (GDPR) e sulla protezione dei dati personali, garantendo che tutte le operazioni di analisi e conservazione delle informazioni avvengano nel pieno rispetto dei diritti delle persone coinvolte e dei principi di liceità, correttezza, trasparenza, minimizzazione e limitazione della conservazione.
 
Grazie a questa conformità normativa e metodologica, la relazione di analisi forense psicologica può essere:
- Allegata a denunce o querele presentate presso la Procura della Repubblica o le forze dell’ordine, fornendo agli inquirenti elementi tecnici per valutare la fondatezza della denuncia e la gravità dei fatti, oltre a orientare le indagini verso aspetti rilevanti emersi dall’analisi;
 - Utilizzata in atti giudiziari o come base per Consulenze Tecniche d’Ufficio (CTU) e Consulenze Tecniche di Parte (CTP) in procedimenti penali (reati di minaccia, stalking, atti persecutori) o civili (richieste di risarcimento danni, provvedimenti di protezione, affidamento minori in presenza di comportamenti violenti di un genitore). Il consulente tecnico che ha redatto la relazione può essere chiamato a deporre in qualità di esperto e a chiarire in aula gli elementi tecnici dell’analisi;
 - Integrata con ulteriori analisi OSINT (Open Source Intelligence) e indagini digitali forensi per l’identificazione dell’autore delle minacce quando questo è anonimo o si cela dietro identità fittizie. La combinazione di analisi psicologica e investigazione tecnica (tracciamento indirizzi IP, analisi metadati, correlazione tra account multipli) massimizza le probabilità di identificazione certa del responsabile;
 - Presentata a supporto di richieste di misure cautelari urgenti quali l’ammonimento del questore (previsto dall’art. 8 del D.L. 23 febbraio 2009, n. 11 per condotte persecutorie), ordini di protezione contro gli abusi familiari, divieti di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, applicazione di braccialetti elettronici per il controllo a distanza. La relazione fornisce la base tecnica per dimostrare la sussistenza di un pericolo concreto e attuale che giustifica l’adozione di tali misure.
 
Casistiche applicative e scenari di utilizzo
L’analisi forense psicologica trova applicazione in un ampio spettro di situazioni problematiche in cui comunicazioni minacciose o comportamenti persecutori digitali richiedono una valutazione tecnica oggettiva. Le casistiche più frequenti includono:
Stalking e atti persecutori (art. 612-bis c.p.): situazioni in cui la vittima è oggetto di ripetute comunicazioni indesiderate, minacce velate o esplicite, comportamenti di controllo ossessivo attraverso messaggi, email, social media. L’analisi permette di documentare la sistematicità delle condotte, l’evoluzione nel tempo e il loro impatto psicologico sulla vittima, elementi essenziali per la configurazione del reato.
Minacce gravi e violenze psicologiche: comunicazioni che prospettano danni fisici alla vittima o ai suoi cari, con diversi gradi di specificità e credibilità. L’analisi distingue tra minacce dimostrative (finalizzate a intimorire senza reale intenzione di attuazione) e minacce genuine che richiedono interventi protettivi immediati.
Cyberbullismo e harassment digitale: particolarmente rilevante quando le vittime sono minori o persone vulnerabili. L’analisi valuta l’impatto psicologico delle comunicazioni aggressive, identifica eventuali comportamenti di gruppo (mobbing digitale) e fornisce elementi per l’intervento educativo o sanzionatorio.
Minacce in ambito lavorativo: comunicazioni intimidatorie ricevute da professionisti (medici, avvocati, giornalisti, amministratori pubblici) nell’esercizio delle loro funzioni, minacce a manager o dirigenti, conflitti sindacali degenerati. L’analisi valuta se le minacce configurano reati (minaccia aggravata, violenza privata) e quantifica il rischio per la sicurezza dell’individuo e dell’organizzazione.
Revenge porn e sextortion: casi in cui la minaccia di diffusione di materiale intimo è accompagnata da ricatti economici o psicologici. L’analisi valuta la determinazione dell’autore, la probabilità di attuazione delle minacce e fornisce indicazioni strategiche per la gestione della situazione.
Violenza domestica e conflitti familiari: comunicazioni minacciose tra partner o ex partner, violenza assistita da minori, strumentalizzazione dei figli in conflitti genitoriali. L’analisi fornisce elementi oggettivi per valutazioni in procedimenti di separazione, affidamento e protezione dei soggetti vulnerabili.
Differenza tra psicologia forense tradizionale e analisi forense psicologica digitale
È importante distinguere l’analisi forense psicologica applicata alle comunicazioni digitali dalla psicologia forense classica. Mentre quest’ultima si occupa prevalentemente di valutazioni dirette delle persone (capacità di intendere e volere, pericolosità sociale, idoneità genitoriale) attraverso colloqui, test psicometrici e osservazione clinica, l’analisi forense psicologica delle minacce digitali opera su tracce comportamentali indirette (testi scritti, messaggi vocali, pattern comunicativi) senza necessariamente avere accesso diretto all’autore delle comunicazioni.
Questa differenza metodologica comporta sia limiti (impossibilità di somministrare test standardizzati o condurre interviste strutturate) sia vantaggi significativi: le comunicazioni digitali sono spontanee e autentiche, non filtrate dalla consapevolezza di essere valutati, e forniscono una finestra diretta sul funzionamento mentale e sulle reali intenzioni della persona nel momento in cui scrive. Inoltre, la natura permanente e replicabile delle tracce digitali consente analisi ripetute, verifiche incrociate e una documentazione oggettiva impossibile con valutazioni puramente cliniche.
Sintesi finale e valore aggiunto del servizio
Questa metodologia scientifica e multidisciplinare consente di trasformare parole e comportamenti digitali apparentemente ambigui in evidenze tecniche chiare e probatorie, fornendo agli avvocati, alle Autorità giudiziarie e alle vittime strumenti concreti, oggettivi e scientificamente validati di valutazione del rischio e tutela legale preventiva.
L’analisi forense psicologica non si limita a un’interpretazione soggettiva delle comunicazioni minacciose, ma applica criteri scientifici rigorosi, metodologie validate e strumenti di misurazione oggettivi per produrre valutazioni affidabili, replicabili e difendibili anche sotto il vaglio del contraddittorio processuale. Il valore aggiunto principale consiste nella capacità di quantificare il rischio, passando da percezioni soggettive di paura o preoccupazione a una classificazione tecnica basata su indicatori empirici, che permette decisioni informate e proporzionate.
In un’epoca in cui la violenza e la minaccia si manifestano sempre più frequentemente attraverso canali digitali, lasciando tracce analizzabili ma richiedendo competenze specialistiche per la loro corretta interpretazione, l’analisi forense psicologica rappresenta uno strumento indispensabile di prevenzione, tutela e giustizia. La possibilità di intervenire precocemente, prima che le minacce si traducano in azioni concrete, può letteralmente salvare vite e prevenire traumi gravi, rendendo questo servizio non solo tecnicamente valido ma anche socialmente essenziale.
A chi si rivolge questo servizio
Il servizio di analisi forense psicologica si rivolge a chi necessita di comprendere e valutare la natura di una minaccia o di un comportamento anomalo attraverso strumenti scientifici e con valore probatorio.
È indicato per:
- Avvocati e studi legali che devono allegare una valutazione tecnico-psicologica a una denuncia o a una consulenza tecnica (CTP/CTU).
 - Aziende, enti e organizzazioni che ricevono comunicazioni ostili o intimidatorie e vogliono gestire il rischio in modo strutturato.
 - Giornalisti, rappresentanti sindacali o politici oggetto di minacce o diffamazioni coordinate online.
 - Privati cittadini e professionisti vittime di stalking, molestie digitali o comportamenti ossessivi ripetuti.
 - Forze dell’ordine e consulenti di sicurezza che necessitano di elementi tecnico-comportamentali per la valutazione della pericolosità di un soggetto.
 
L’analisi forense psicologica offre così un supporto concreto alla tutela legale, trasformando la comunicazione minacciosa in prova tecnica e indicatore di rischio reale.

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