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Valore Legale Whatsapp : servizio di certificazione chat

Servizio di certificazione chat Whatsapp con valore legale

Il servizio di certificazione chat Whatsapp con valore legale, offerto da Informatica in Azienda, vi fornisce un documento digitale da produrre in sede di giudizio, che rappresenta una prova inconfutabile dell’autenticità e dell’integrità di ogni messaggio inviato e ricevuto su Whatsapp. Questo risultato viene ottenuto attraverso l’emissione di una certificazione digitale con marcatura temporale della acquisizione eseguita con programmi forensi, utilizzati in ambito internazionale, che attestano l’accuratezza dei contenuti delle chat e ne garantiscono il valore probatorio in ambito legale. Con l’aumento dell’utilizzo di Whatsapp come strumento di comunicazione sia a livello personale che professionale, la possibilità di certificare le conversazioni assume un’importanza sempre maggiore per evitare contestazioni e velocizzare l’iter giudiziario. Sia privati che aziende possono beneficiare di questo servizio, utilizzandolo come strumento di evidenza informatica per la tutela dei propri interessi e della prosperità aziendale. 

valore legale whatsapp
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QUALE VALORE LEGALE HA UN MESSAGGIO WHATSAPP?

I messaggi inviati tramite Whatsapp possono essere considerati prove documentali valide e, pertanto, possono essere utilizzati come tale in un procedimento legale.

Con una sentenza emessa con il numero 39539/2022 e depositata il 19/10/2022, la Corte di Cassazione ha confermato che i messaggi inviati tramite Whatsapp possono essere considerati equivalenti alle prove documentali ai sensi dell’articolo 234 del Codice di Procedura Civile, seguendo la giurisprudenza dominante in materia. La cassazione si era già espressa in merito anche per dispositivi sottoposti a sequestro affermando che “i messaggi whatsapp e gli sms conservati nella memoria di un telefono cellulare sottoposto a sequestro hanno natura di documenti ai sensi dell’art. 234 cod. proc. pen., sicchè la loro acquisizione non costituisce attività di intercettazione disciplinata dagli art. 266 e ss. cod. proc. pen., atteso che quest’ultima esige la captazione di un flusso di comunicazioni in atto ed è, pertanto, attività diversa dall’acquisizione ex post del dato conservato nella memoria dell’apparecchio telefonico, che documenta flussi già avvenuti.

COME VANNO PRODOTTI I MESSAGGI WHATSAPP IN GIUDIZIO?

Esistono tre modalità principali con le quali produrre i messaggi whatsapp alla giustizia :

  • La prima soluzione consiste nel consegnare lo smartphone all’ufficio del giudice incaricato di decidere sulla causa, in modo che possa essere valutata l’affidabilità della cronologia dei messaggi con l’aiuto dei consulenti tecnici del tribunale. Tuttavia, questo approccio richiede che si lasci il proprio telefono in mano alla giustizia per molto tempo e senza alcuna tutela qualora il dispositivo presenti problemi tecnici al momento della sua analisi e risulti non più funzionante.
  • Una seconda soluzione che molti credono sia sufficiente è quella di consegnare gli screenshot delle conversazioni come una semplice stampa o come allegati in una pennetta usb. Oltre al fatto che procedere in questo modo significa sottomettersi ad una libera valutazione del giudice, le immagini di una chat, stampate o salvate come file immagine, sono considerate dalla giurisprudenza come semplici “riproduzioni meccaniche” facilmente alterabili e per questa ragione poco attendibili. Questo significa che costituiscono prove documentali solo se non vengono contestate dalla controparte con valide argomentazioni ( assenza della data del messaggio ma presenza solo di un orario, assenza della schermata del contatto con visibile il numero di telefono, presentazione di conversazioni parziali e non tutta la chat per intero …). La contestazione assume quindi un valore discriminante, poichè se la controparte si fosse limitata solo a richiedere una perizia sulla provenienza delle prove, lasciando intendere in questo modo che fossero legittime, le prove prodotte sarebbero utilizzate pienamente senza più la necessità di acquisire il supporto telematico in ossequio alle linee-guida sulla digital forensic dettate dallo standard ISO/IEC 27037. Quindi, solo se l’autenticità di tali documenti viene messa in dubbio e se il giudice ne viene persuaso, allora questi documenti perdono ogni valore probatorio.
  • La terza strada, che crediamo sia la più seria per evitare contestazioni e la più veloce per accelerare l’iter giudiziario, è produrre subito una certificazione della chat tramite un consulente informatico forense, acquisizione che il nostro studio vi può fornire. L’acquisizione che eseguiremo per voi viene effettuata tramite programmi riconosciuti in tutto il mondo, che rispettano tutte le direttive richieste in termini forensi. La nostra copia autentica, acquisizione forense di chat whatsapp, avrà quindi l’efficacia probatoria di cui all’articolo 2712 c.c. e secondo gli standard ISO/IEC 27037 grazie alle procedure di acquisizione forensi adottate, alla firma digitale eseguita sui file generati e la marcatura temporale apposta per conferire una prova certa della data di acquisizione. Come valore aggiunto che non offrono gli altri servizi vi forniremo oltre ai file digitali della certificazione anche una relazione completa che garantisce le procedure forensi seguite ed aggiunge la stampa di tutte le chat, questo per permettere al vostro avvocato una difesa efficace ed al giudice che valuterà le prove un documento di facile interpretazione e soprattutto non contestabile.

Nota aggiuntiva : segnaliamo una ulteriore strada menzionata in modo non esatto sul web nella quale si riferisce che sono pienamente utilizzabili come prova documentale anche i messaggi whatsapp fotografati dal telefono cellulare dell’imputato. Se si legge meglio la sentenza a cui si fa riferimento, la numero 39529/2022 – depositata il 19/10/2022, tra l’altro l’ultima che abbiamo trovato che si è pronunciata sull’argomento, la legittimità dell’utilizzo ai fini probatori dei messaggi fotografati dal telefono cellulare è stata accolta dal giudice grazie alla qualifica dell’agente di polizia che la ha eseguita. Ecco il passaggio che citiamo: “Qualora non sia in corso un’attività di captazione delle comunicazioni, d’altro canto, il testo di un messaggio, fotografato dalla polizia giudiziaria sul display dell’apparecchio cellulare su cui esso è pervenuto, ha natura di documento la cui corrispondenza all’originale è asseverata dalla qualifica soggettiva dell’agente che effettua la riproduzione, ed è, pertanto, utilizzabile anche in assenza del sequestro dell’apparecchio“.

CERTIFICAZIONE CHAT WHATSAPP DA REMOTO O TRAMITE INVIO DEL DISPOSITIVO: QUALI SONO LE DIFFERENZE?

La certificazione Chat Whatsapp che possiamo offrirvi è di tre tipologie (anche se il valore legale è identico per tutte) :

CERTIFICAZIONE DA REMOTO TRAMITE WHATSAPP WEB

La certificazione chat whatsapp da remoto tramite whatsapp web è la più veloce e meno costosa per poche chat ( indicativamente meglio non superare i 300/400 messaggi ).

Questi i vantaggi:

  • viene fatta da remoto senza dover consegnare il dispositivo.
  • è la più veloce da eseguire rispetto alle altre due.
  • ha un costo più contenuto se non si devono certificare molti messaggi.
  • l’operatore forense non ha accesso ad alcun dato del vostro telefono, ma solo alla chat che verrà acquisita.

Questi gli svantaggi:

  • esiste un tempo limite per il quale è possibile fare questa certificazione, dovuto alla versione web di whatsapp tramite la quale dovremo accedere. Whatsapp cambia di frequente questo limite ora fissato a 4 mesi. Motivo per cui è necessario, prima della acquisizione, verificare che le chat siano presenti su https://web.whatsapp.com/.
  • non è una tipologia di acquisizione economicamente conveniente per un numero di chat elevato e questo perchè l’operatore deve eseguire acquisizioni multiple che hanno una dimensione di numero chat limitata dal programma forense stesso e non è possibile fare una sola acquisizione/estrazione in sessione unica come avviene per le altre due opzioni. Tuttavia se una persona non può fare a meno del suo telefono e non riuscirebbe ad inviarlo al nostro laboratorio rimane comunque una scelta percorribile anche per grandi numeri.

CERTIFICAZIONE DA REMOTO TRAMITE BACKUP IN CLOUD DI WHATSAPP

La certificazione chat whatsapp da remoto tramite cloud, acquisendo il file di backup di whatsapp è la più economica per l’estrazione di tutte le chat del telefono ma vincolata spesso da requisiti tecnici. Per sapere se il vostro dispositivo è idoneo compilare il modulo qui sotto per la richiesta di preventivo.

Questi i vantaggi:

  • viene fatta da remoto senza inviare il dispositivo al laboratorio accedendo al backup di whatsapp su google drive o icloud.
  • permette di acquisire tutte le chat del dispositivo e non solo una parte come viene fatto con la certificazione tramite whatsapp web.
  • più economica della certificazione tramite whatsapp web se si devono certificare oltre 400 messaggi.
  • l’operatore forense non ha accesso ad alcun dato del vostro telefono, ma solo alla chat che verrà acquisita e all’account google o apple presso il quale è salvato il backup di whatsapp.

Questi gli svantaggi:

  • richiede più tempo per poter essere eseguita rispetto alla certificazione da remoto tramite whatsapp web.
  • non sempre è possibile, vi sono requisiti tecnici necessari da rispettare (compilare il modulo qui sotto con scritta preventivo per una verifica).
  • è ostacolata spesso dalle politiche di restrizioni e protezione accessi fornite da Google e Apple che possono cambiare all’improvviso, motivo per cui il tecnico informatico deve fare sempre una verifica preliminare prima di poter accettare il lavoro con questa modalità.

CERTIFICAZIONE IN LOCO CON INVIO DEL DISPOSITIVO PER ANALISI FORENSE CLASSICA

La certificazione chat whatsapp in loco tramite invio del telefono ai nostri laboratori è la più completa ma la più costosa. Si tratta di un’analisi forense classica vera e propria.

Questi i vantaggi:

  • vengono certificate tutte le chat del dispositivo e tutti gli altri dati disponibili quindi anche gli sms, la geolocalizzazione …
  • si evitano eventuali problemi tecnici tipici di una certificazione in cloud (leggere sopra).

Questi gli svantaggi:

  • occorre inviare il telefono tramite corriere senza sim, quindi il cliente dovrà utilizzare un muletto per tutto il tempo nel quale non avrà il suo telefono a disposizione.
  • i tempi per il lavoro sono molto più lunghi, si parla minimo di 10 giorni tra invio e ricezione del dispositivo.
  • è la più costosa delle tre tipologie di certificazione chat whatsapp.
  • l’operatore forense ha la possibilità di avere accesso a tutti i dati del telefono, motivo per cui è consigliabile rivolversi a professionisti seri.

CHE RUOLO HANNO LE EMOJI IN UNA CONVERSAZIONE WHATSAPP?

Lo sviluppo delle applicazioni di messaggistica istantanea e dei social network ha avuto un impatto significativo sulla diffusione delle emoji nella nostra vita quotidiana. In effetti, queste famose faccine possono persino influenzare i giudizi che facciamo. La sentenza n. 237 del 7 gennaio 2019 del Tribunale di Padova conferma questa affermazione, affrontando il tema della diffamazione attraverso una chat tra un datore di lavoro e un dipendente. Nel caso specifico una dipendente era stata licenziata a causa di alcuni commenti negativi verso il suo datore di lavoro, espressi in una chat. Tuttavia, questi commenti erano accompagnati da diverse emoji, che hanno reso la conversazione più umoristica, riducendo così il loro potenziale diffamatorio. Le emoji sono state prese in considerazione dal giudice per comprendere meglio il tono e l’intenzione dell’autore e determinarne l’intento. Grazie al tono scherzoso delle emoji, la conversazione è stata valutata dal giudice in maniera completamente diversa.

ULTERIORI APPROFONDIMENTI

REQUISITI GIURIDICI PER AMMETTERE UN MESSAGGIO CHAT COME PROVA LEGALE

Scopri quali sono i requisiti giuridici per ammettere un messaggio whatsapp come prova legale [click qui]

VALORE PROBATORIO DELLA NOSTRA COPIA AUTENTICA CHAT WHATSAPP DA REMOTO

Se interessati a conoscere nel dettaglio le specifiche tecniche delle acquisizioni potete approfondire con un [click qui]

TABELLA DELLE PROVE DIGITALI

Desideri comprendere in modo più semplice come si procede per acquisire una prova digitale [click qui]

PER QUALE MOTIVO SCEGLIERE IL NOSTRO SERVIZIO DI AUTENTICAZIONE

Se volete comprendere quello che ci differenzia dagli altri servizi ed il valore del nostro lavoro [ click qui ]

DENUNCIARE UN REATO DI STALKING SUBITO SU WHATSAPP

Il reato di stalking (dall’inglese to stalk, letteralmente “fare la posta”) è entrato a far parte dell’ordinamento penale italiano mediante il d.l. n. 11/2009 (convertito dalla l. n. 38/2009) che ha introdotto all’art. 612-bis c.p., il reato di “atti persecutori”, il quale punisce chiunque “con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”. Il reato di stalking su whatsapp è stato ridimensionato per il fatto che un utente può effettuare il blocco dei messaggi in modo molto più semplice e veloce di un sms. Tuttavia la cassazione penale sez.V con la sentenza num. 61 del 02/01/2019 ha stabilito che anche pochi messaggi WhatsApp giustificano la condanna, se tali messaggi hanno toni minacciosi, tali da portare a modificare le abitudini della persona offesa che potrà dimostrare tramite la certificazione che il fatto ha destabilizzato il suo equilibrio psichico.

DENUNCIARE UN REATO DI MOLESTIA SUBITO SU WHATSAPP

Con la sentenza 37974/2021 del 18/03/2021, la Suprema Corte stabilisce che l’invasività del mezzo impiegato per raggiungere il destinatario si rileva in sé, e non conta la possibilità per quest’ultimo di interrompere l’azione perturbatrice, già subita e avvertita come tale, ovvero di prevenirne la reiterazione, escludendo il contatto o l’utenza fastidiosa dal proprio cellulare. La “anteprima” del messaggio sulla schermata di whatsapp da luogo ad una immediata interazione tra soggetto agente e destinatario della comunicazione e pertanto rientra nel reato di molestia. Basta quindi un solo messaggio che alteri in modo fastidioso lo stato psicofisico o le azioni quotidiane e abituali della persona che lo riceve per poter sussistere il reato di molestia a prescindere dal blocco che è possibile esercitare nei confronti del mittente.

CONFERIRE VALORE LEGALE AD UN LICENZIAMENTO AVVENUTO ATTRAVERSO WHATSAPP

il Tribunale di Catania (Sez. lavoro Ordinanza, 27.06.2017) ha ritenuto che il licenziamento comunicato al lavoratore tramite WhatsApp assolva l’onere della forma scritta trattandosi di un documento informatico che, grazie al sistema delle doppie spunte (grigie quando il messaggio viene consegnato e blu quando viene letto) dà un riscontro completo della data e dell’ora di ricezione e lettura.

LEGITTIMARE L’ASSENZA DAL LAVORO PER MALATTIA MANDANDO UN MESSAGGIO SU WHATSAPP

Il lavoratore può informare il datore dell’assenza per malattia con un messaggio WhatsaApp, trattandosi di una modalità il cui invio diventa più efficiente di una raccomandata a/r perché la “doppia spunta” grigia e blu dà informazioni immediate su data e ora di consegna e lettura (Tribunale di Roma, sentenza n. 8802/2017)

DIMOSTRARE ATTIVITA’ DI LAVORO SUBORDINATO GRAZIE A WHATSAPP

I messaggi inviati tramite WhatsApp, contenenti anche fotografie, possono contribuire a dimostrare l’attività di lavoro subordinato, trattandosi di prove documentali che, insieme alle testimonianze, provano l’attività svolta come dipendente (Tribunale di Torino, sentenza n. 55/2018).

OTTENERE UNA CONDANNA PER UN PAGAMENTO DOVUTO GRAZIE A WHATSAPP

I messaggi di WhatsApp legittimamente prodotti in giudizio, sono stati utilizzati per ottenere la condanna di una donna al pagamento delle somme di denaro di cui, in detti messaggi, riconosceva essere debitrice (Tribunale di Ravenna, sentenza n. 231/2017). In altre parole, alla luce della sentenza citata, il messaggio inviato in una chat di WhatsApp con il quale si afferma di avere un debito nei confronti del destinatario equivale ad un riconoscimento del debito stesso ex art 634 c.p.c.

LEGITTIMARE UNA SANZIONE DISCIPLINARE GRAZIE A WHATSAPP

  • È legittima la produzione in giudizio delle chat inviate da un medico del pronto soccorso ai colleghi. Se qualcuno fa la “spia” e recapita i contenuti al dirigente, questi possono essere utilizzati per legittimare la sanzione disciplinare. Tribunale di Vicenza, sentenza del 14 dicembre 2017 n. 778
  • Il datore di lavoro può vietare ai propri dipendenti di “chattare” via Whatsapp o altre chat o “postare” messaggi sui social network durante l’orario di lavoro: è legittimo pretendere che le energie del dipendente si rivolgano soprattutto alle attività lavorative. Tribunale di Lecce, ordinanza 11 aprile 2017 n. 18452

PERSEGUIRE UN REATO DI DIFFAMAZIONE IN UN GRUPPO DI WHATSAPP

Il Reato di Diffamazione si intende nel momento in cui l’offesa viene comunicata ad almeno due persone ( quindi un gruppo di whatsapp e non una chat privata ) ed è offensiva dell’altrui reputazione che si intende come onore e decoro di una persona, circa l’opinione degli altri. Per offesa alla reputazione si intende anche l’attribuzione di un fatto illecito quando questo viene identificato come riprovevole dalla comunità, in base a principi condivisi: si ricorda l’insulto alla professionalità, ai difetti fisici o per esempio l’attribuzione di appellativi come “ladro” ad una persona, anche qualora fosse condannata per furto. Vi sono inoltre altre indicazioni importanti per determinare se si tratta di ingiuria o diffamazione determinate dal fatto che la persona offesa sia presente o meno nel momento del messaggio. A tal proposito citiamo la Sez. QUINTA PENALE, Sentenza n.28675 del 20/07/2022 –  “La chat di gruppo di whatsapp consente l’invio contestuale di messaggi a più persone, che possono riceverli immediatamente o in tempi differiti a seconda dell’efficienza del collegamento ad internet del terminale su cui l’applicazione viene da loro utilizzata; i destinatari possono, poi, leggere i messaggi in tempo reale (perché stanno consultando, in quel momento, proprio quella specifica chat) e, quindi, rispondere con immediatezza ovvero, come accade molto più spesso, possono leggerli, anche a distanza di tempo, quando non sono on line ovvero, pur essendo collegati a whatsapp, si trovino impegnati in altra conversazione virtuale e non consultino immediatamente la conversazione nell’ambito della quale il messaggio è stato inviato. Se questo è, per quanto di specifico interesse in questa sede, il funzionamento del servizio di messaggistica istantanea che viene in rilievo in questo procedimento, se ne può inferire che la percezione da parte della vittima dell’offesa può essere contestuale ovvero differita, a seconda che ella stia consultando proprio quella specifica chat di whatsapp o meno; nel primo caso, vi sarà ingiuria aggravata dalla presenza di più persone quanti sono i membri della chat perché la persona offesa dovrà ritenersi virtualmente presente; nel secondo caso si avrà diffamazione, in quanto la vittima dovrà essere considerata assente. 1.3. Sotto il profilo della prova delle circostanze sopra indicate, per discernere quale sia l’ipotesi alla quale ricondurre il fatto storico, il Giudice di merito dovrà verificare, appunto, se la persona offesa fosse virtualmente presente o assente al momento della ricezione dei messaggi offensivi; attraverso i dati di fatto emersi nel processo, in particolare, il giudicante dovrà comprendere se la persona offesa abbia percepito in tempo reale l’offesa proveniente dall’autore del fatto…

DENUNCIARE LA PUBBLICAZIONE DI FOTO DI MINORI SENZA IL CONSENSO DI ENTRAMBI I GENITORI IN UN GRUPPO DI WHATSAPP

Il Tribunale di Mantova Tribunale di Mantova, 19 settembre 2017) ha affermato la necessità del consenso di entrambi i genitori (o meglio: che non sussista l’opposizione di uno di essi) per la pubblicazione delle immagini dei figli minori su WhatsApp.

DENUNCIARE IL REATO DI DIFFUSIONE ILLECITA DI IMMAGINI O VIDEO PER L’INOLTRO DI FOTO ESPLICITE A TERZI SU WHATSAPP

È sempre più comune la pratica del sexting, che consiste nell’inviare dei selfie erotici tramite WhatsApp. Se, a sua volta, chi riceve la foto la inoltra a terzi tramite WhatsApp integra il reato di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, introdotto all’art. 612 ter c.p. dalla nuova legge sul Codice rosso. La norma punisce “chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate”. Il reato è punito con la reclusione da 1 a 6 anni e la multa da 5.000 a 15.000 euro. La pena è più alta se il reato è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da una persona che è o è stata legata sentimentalmente alla persona offesa e se la diffusione avviene attraverso strumenti informatici o telematici. Questo tipo di reato non è perseguibile d’ufficio, quindi la vittima di questi comportamenti deve presentare la querela entro 6 mesi dalla scoperta del fatto. Essa avrà diritto al risarcimento del danno.

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